Sono ancora confusa, sono disorientata, mi dicono che mi sono svegliata dal coma, io non riesco a realizzare, mi sento come in un sogno. I suoni sono ovattati, gli unici che riesco a distinguere sono i bip che suonano a intervalli regolari degli apparecchi che credo stiano monitorando… parametri? Quali? I miei?

Una cosa ricordo bene, continua a tornarmi in mente e lo chiedo di continuo a tutti quelli che mi stanno attorno: “Marco, chiama Marco”. Mio padre, credo, mi dice ” chi è Marco?” E io ripeto ” chiama Marco!!”. Non so cosa succede, nessuno mi dice niente, stanno a guardarmi, ho smesso di chiedere, tanto non rispondono. Mi sento circondata da dei pupazzi animati. ” Ciao” sento alla mia destra, mi giro, la flebo dondola. È Marco. Si avvicina un secondo verso di me perché io gli dico, ma ho solo un filo di voce, ” Marco…”. Lui non mi risponde, mi guarda per un attimo e poi distoglie lo sguardo.

” non so cosa…hai visto cosa mi è successo? Tu sai perché? Perché a me?” Gli dico. Marco non risponde, io invece raccolgo il mio filo di voce ” ricominciamo, ricominciamo insieme. Non so cosa…ma ricominciamo senza errori, sarà come vorremo, Marco” gli dico e penso “ormai io non ho paura”.

” Ema non contare su di me perché io non posso aiutarti” escono parole dalla sua bocca, è in piedi e mi guarda, gli occhi non sono spaventati, non sono tristi, non sono vuoti, sono crudeli e sono lontani. Vedo che sto uscendo da lui, vedo la mia immagine staccarsi da lui. Non sono più parte di lui, non sono più nei suoi pensieri, mi ha scacciato via, mi ha scacciato via come si fa con una mosca.

Io non ho paura, tu sì.