C’era una volta, nel Paese di Cefàla una bambina di nome Agata. Agata viveva con la nonna in alto sulle montagne, in una vecchia casa nel bosco. E lassù Agata cresceva, con l’affetto di sua nonna, sana, bella, robusta e forte. Un giorno Agata era andata da sola per il bosco a raccogliere fragoline selvatiche e fiori profumati per sua nonna ma, in un momento di disattenzione, mise male il piede e cominciò a scivolare pericolosamente per il pendio scosceso della montagna. Quando si risvegliò, sdraiata su un letto soffice di foglie e muschio, Agata non ricordava nulla se non che stava scivolando quando aveva sentito su di sé l’alito caldo e rassicurante di qualcuno che la stava tenendo per l’abito.

Ricordatasi quanto successo, si mise a sedere e lì davanti a sé vide due occhi profondi e furbi che la guardavano. C’era un lupo lì con lei, un lupo dal pelo morbido e folto che con occhi dolci aveva vegliato su di lei e sul suo sonno. Guardandosi attorno, allora, Agata vide che doveva essere nella sua tana e, a quel punto, si accorse che sotto il letto di foglie che coprivano il terreno veniva un certo fruscio. Volse lo sguardo per guardare e vide che da lì sotto spuntavano tre musetti che si guardavano attorno incuriositi cercando qualcosa. Era una lupa chi l’aveva salvata e una lupa l’aveva portata nella sua tana con i suoi cuccioli. Il giorno dopo, Agata, sentendosi meglio, decise di tornare a casa da sua nonna <<<Devo andare>>disse, rivolgendosi alla lupa, che neppure per un attimo l’aveva lasciata sola. <<Chissà come sarà in pensiero la nonna!>> continuò Agata <<Ma verrò a trovare te ed i tuoi cuccioli, mia dolce salvatrice>> <<Ed io ti aspetterò, giovane e buona Agata>> le disse la lupa. <<Solo stai attenta a farti seguire dagli umani. Vedi, loro pensano che noi siamo cattivi perché di quando in quando per sfamare i nostri cuccioli prendiamo qualche loro pecora. Così ci danno la caccia. Se loro, però, non avessero spopolato il bosco di animali con la loro caccia selvaggia, noi non avremmo bisogno di prendere le loro pecore per sfamarci.>> <<Te lo prometto, sarò attentissima, non ti preoccupare>> rispose Agata. <<Sei buona tu, te l’ho letto negli occhi, quando ti ho salvata>>.

Così Agata si mise in cammino verso la casa della nonna. Potete immaginare la gioia della nonna quando la vide tornare dopo due giorni di assenza. <<Agata! bambina mia! ero tanto in pena, stavo per mandare qualcuno dal paese alla tua ricerca! Ma dove sei stata? che cosa è successo?>> <<Nonna, cara, scusami se ti ho fatto stare in pena ma, nel bosco, stavo per precipitare in un burrone, ma una lupa mi ha salvato, e mi ha portato nella sua tana con i suoi cuccioli. Sono stata lì con lei finchè non ho potuto tornare indietro>>le raccontò Agata. <<La gente pensa che i lupi siano cattivi. Ma spesso sbaglia, lo so. I lupi sono animali molto generosi e molto onesti, solo hanno una vita difficile, come tutti noi. Ma questo pare che gli uomini non lo capiscano.>>le disse saggiamente la nonna. Da quel giorno Agata e la lupa, che si chiamava Xena, divennero grandi amiche. Agata andava spesso a trovare lei ed i suoi cuccioli per assicurarsi che stessero bene e per portare loro un po’ di carne e coperte per l’inverno, senza mai far scoprire dove andava. La gente in paese, però, aveva capito che Agata aveva un’amicizia con i lupi della montagna perchè la vedevano andare ogni giorno in quella direzione con la carne in mano. Tanto che avevano preso a chiamarla “Agata dei lupi”. Agata, però, che aveva un carattere selvatico ma era onesta e buona, come aveva ben visto la lupa, non parlava con nessuno, neppure quando con tono sprezzante qualcuno diceva osservandola passare: <<Ecco la nostra amica dei lupi che va a rifornirli di cibo, come se non bastasse loro la carne che rubano a noi!>>, ed Agata, con il cuore che bruciava per l’ingiustizia di quelle parole, non rispondeva mai ed agile e veloce, nascondendosi tra le fronde scure ed intricate del bosco, raggiungeva sempre Xena al loro appuntamento quotidiano. I cuccioli intanto crescevano forti ed onesti, come la loro mamma Xena e come la loro seconda mamma Agata.

Un giorno Agata,svegliatasi di prima mattina, dalla finestra vide che un grande rogo stava infiammando il bosco, salendo su verso la montagna dove c’erano Xena ed i cuccioli. Subito saltò giù dal letto e corse verso la nonna <<Nonna! Il bosco brucia! Devo andare ad aiutare Xena e i cuccioli!>>Urlò Agata, concitata <<Vai, cara, io ho un debito di riconoscenza verso quella lupa, che ha salvato te, la cosa più preziosa che ho. Sono stati i pastori ad appiccare il fuoco, ne sono certa. Vogliono uccidere i lupi che intralciano i loro guadagni, uccidendo le loro pecore per mangiare. Loro sanno che se non cacciassero così tanto nel bosco i lupi non avrebbero bisogno di rubare le pecore a loro. Ma pensano solo ai loro commerci e non interessa loro la salute di questo nostro povero mondo.>>disse la nonna.

<<Pertanto vai, cara, ma stai attenta per l’amor di Dio, vorrei tanto che non dovessi essere proprio tu la persona che deve portare questo onere così grande di contribuire a difendere e salvare il mondo e le sue creature. Però se così deve essere, che così sia. Io intanto andrò a chiedere aiuto in paese, chissà che forse non vi sia ancora qualche anima buona che sia disposta a rimediare a questo disastro.>>. Così, Agata si mise a correre verso il bosco, l’incendio era veramente enorme e già molti dei vecchi alberi giacevano bruciati e secchi tra fronde stoppose, che portavano già tutti i segni del disastro accaduto. Avvicinandosi a quel che rimaneva del bosco Agata sentì ad un certo punto un ululato provenire da uno sperone di roccia. Si voltò a guardare ed era Xena che la stava chiamando.

<<Xena!>>le urlò Agata, commossa perchè la sua amica era salva << Come stanno i cuccioli? State tutti bene?>> le chiese. <<Sì! Siamo salvi, ma ci è mancato poco! Il fuoco ora è dal lato opposto della montagna! Bisogna fermarlo! E al più presto! sta arrivando alle case!>>rispose la lupa. <<Farò quel che posso. Arrivo subito!>> e così dicendo Agata partì per raggiungere la nonna e chiedere aiuto. Mentre tornava indietro vide in lontananza alcune delle persone del paese che guardavano l’incendio, ma una di loro stava correndo verso il bosco e verso di lei. Era un ragazzo. <<Ma quello è Pietro!>>pensò Agata. Lo conosceva perchè era l’unico in paese che non faceva battute su di lei e sul suo soprannome “Agata dei lupi”. <<Agata!>>le urlò il giovane. <<Pietro! L’incendio è dal lato opposto della montagna! Gli animali sono in salvo ma bisogna fermarlo comunque prima che arrivi alle case!>> disse lei. E quando Pietro le fu più vicino gli disse: << Gli uomini per il guadagno e per i soldi, finiranno per distruggere tutto, anche se stessi>>. <<Non ti preoccupare, Agata, tua nonna ci ha avvertiti e più giù c’è mio padre con il carro e delle cisterne d’acqua, spegneremo il fuoco,vedrai!>>

E fu così che Pietro, Agata, la nonna e la lupa Xena spensero l’incendio e salvarono il bosco, gli animali del bosco e gli abitanti delle case lì vicino.

Io sono stata a Cefàla e là gli anziani raccontano ancora ai bambini la storia di “Agata dei lupi”. Anche io l’ho sentita e non ho fatto altro che raccontarvela, così come l’hanno raccontata a me. Ma sono sicura che, se ci fate caso, la mattina, appena sorge il sole, potete ancora sentire l’ululato di Xena e dei suoi cuccioli che chiamano Agata per rinnovare, con il loro quotidiano appuntamento, la promessa di eterno aiuto e concordia tra animali e Natura e l’Uomo.

“Da pensieri a parole”, Emanuela Sortino

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